Joan Miró Donna , 1938 Matita colorata, pastello, inchiostro di china e guazzo su carta, cm 41 x 33 Collezione privata © Successió Miró by SIAE 2016 |
Come forse saprete, il MUDEC, il Museo delle Culture di Milano, la cui meravigliosa collezione è visitabile gratuitamente, ospita anche mostre temporanee e laboratori dedicati ai bambini.
Noi non siamo ancora riusciti a partecipare a dei laboratori per bambini, un po' per pigrizia nell'organizzarsi per tempo e prenotare, un po' perchè sono in giorni e orari che a noi interessano poco, ma sono sicura che sarebbe un'esperienza meravigliosa.
Ma siamo recentemente stati a visitare la grande mostra dedicata a Mirò, un artista che sicuramente può piacere ai bambini per i suoi colori forti i suoi tratti alle volte infantili, legati al primitivismo, e la sua "stranezza".
Al MUDEC, per la mostra Mirò, la forza della materia, sono in mostra oltre cento opere, fra quadri e sculture.
Sono esposte in un percorso cronologico che ripercorre le tappe e l’evolversi dell’arte di Joan Mirò, con lavori della Fundaciò Joan Mirò Mirò, della collezione di famiglia dell’artista ma anche da altri prestatori europei pubblici e privati.
Il visitatore, all’ingresso
della prima sala, è accolto dalle note
di Duke Ellington, Blues for Joan Mirò,
un brano improvvisato durante una visita alla Fondation Maeght, visita nel
corso della quale il musicista ebbe modo di conoscere l’artista.
L’obiettivo
primario della mostra è quello di mettere in rilievo il processo di
semplificazione della realtà, un processo che riportava all’arte primitiva,
punto di riferimento per l’impostazione di un vocabolario di simboli originale,
ma anche come strumento per raggiungere una nuova percezione della cultura
materiale.
E il percorso
espositivo riesce nel suo intento, anche quello di coinvolgere visitatori
giovani e meno giovani, sia con l’ampia offerta di opere, sia con il percorso
che illustra in odo chiaro sia la vita che l’opera dell’artista, nonchè l’intento
della mostra stessa; sia con le audioguide, divise fra adulti e bambini, che
vengono così guidati in modo personalizzato attraverso il mondo della materia
dell’artista, con un kids’ tour, un percorso all’interno della mostra
specificamente dedicato a loro, guidati da un filo, amico di Mirò.
Nei primi anni di
attività artistica, Mirò, lasciandosi influenzare dagli amici poeti che si
lasciavano suggestionare da parole scelte a caso, aborre la pittura come
tradizionalmente concepita e sperimenta, a partire dagli anni Venti del
Novecento, materiali eterodossi e insoliti, procedimenti innovativi, infrange
volutamente le leggi prestabilite per raggiungere le fonti più pure dell’arte,
in un processo di “assassinio della pittura”, come lui stesso proclama nel 1931,
fino alla fine degli anni Quaranta. Anni che lo vedono trasferirsi prima in Francia,
a causa della guerra civile spagnola, e poi tornare in Spagna, a palma di
Maiorca, nel tentativo di sfuggire ai bombardamenti della Seconda Guerra
Mondiale, insomma una fuga dalla violenza che incombe sull’Europa di quegli
anni.
Mirò si dichiara
affascinato da sempre dal pensiero, dall'arte e dalla cultura dell'estremo
oriente: fin da giovane si interessa al ukiyo-e nipponici e rimane
impressionato dal modo di reagire dei giapponesi davanti a una goccia d'acqua,
a un sassolino, una manciata di sabbia, cose che sembrano non avete
importanza.
Joan Miró Dipinto , 1962 Olio su stoffa, cm 229 x 67 Collezione privata © Successió Miró by SIAE 2016 |
In via del tutto
generale, si può dire che Mirò usa il disegno per dare una rappresentazione dei
protagonisti dei suoi lavori: spesso predomina il disegno in nero, talvolta la
sottile linea grafica, sempre nera, definisce le sue donne, gli uccelli, le
stelle, figure che si trovano quasi sempre nelle sue opere. In alcuni lavori,
tuttavia, in netto contrasto con il segno grafico nero, la funzione
rappresentativa è data dal colore, pur non rinunciando all’efficacia
rappresentativa del tratto, spesso per delineare i contorni della figura,
sottile sullo sfondo e negli spazi interni. Ciononostante, Mirò non rivela mai
le fattezze delle sue figure, femminili e non, non crea riferimenti alla
fisionomia, nè alle espressioni del viso. Abolisce il ritratto completamente,
per affermare lo schema.
La pittura di
Mirò è poesia, e con la poesia di fonde: parole e frasi poetiche tracciate
sottilmente in nero nei suoi quadri, ma anche il colore usato come fosse
poesia, tanto che Mirò stesso scrive: "È la materia che governa il
tutto. Sono contrario a qualsiasi ricerca intellettuale premeditato e
morta. Il pittore lascia come il poeta: prima viene la parola, poi il
pensiero. "
Spesso Mirò ha
prodotto serie di dipinti connessi fra loro, per affrontare questioni
pittoriche, formulare e riformulare un problema o un’intuizione, e ottenere una
pluralità di risultati, diversi ma simili, connessi fra loro. E la connessione
sta spesso nelle forme, nei segni tracciati, o nei colori, ma anche nella
materia, nei supporti utilizzati, come le tavole di legno, o le assi di legno
coperte da carta catramata. In molti casi Mirò stesso afferma che si lascia
guidare dal nero, che è il primo colore che stende, seguito dal resto, che “gli
viene suggerito dai neri”.
L’importanza
della materia nell’opera di Mirò fa sì che incominci a interessarsi ad altre
forme di espressione artistica, quali la scultura, gli arazzi, la grafica, e
trovarvi un terreno fertile per la sperimentazione.
La scultura lo
vede raccogliere oggetti diversi, quelli che colpiscono a sua immaginazione,
quelli abbandonati sulle spiagge raccolti nel corso delle sue lunghe
passeggiate: tronchi d’albero, contenitori, tutto può essere fonte d’ispirazione
e Mirò, potendo disporre di un grandissimo studio, pone questi oggetti sul
pavimento dello stesso, in attesa che la forza magnetica che da essi si
sprigiona faccia sì che spontaneamente si attraggano fra di loro a comporre
quella che sarà la base delle sue sculture di bronzo. E la mostra ben illustra
il processo, sia virtualmente, sia con vetrine che mostrano gli oggetti che
hanno composto una o più delle sculture esposte: teche contengono questi
oggetti che sono stati la base della fusione in bronzo che ha portato alla
scultura posta in mostra vicino ad esse.
Diventa così
chiaro a tutti il procedimento utilizzato dal grande artista nella produzione
delle sue sculture bronzee.
La parte virtuale
è lasciata alle diverse postazioni dotate di Samsung Gear per la realtà
virtuale, che permettono al visitatore della mostra di entrare nell’enorme
studio di Mirò e di visitarlo da diversi punti di vista, vedendo come il maestro
disponeva le varie opere a cui stava lavorando e gli oggetti da lui ritrovati
che comporranno le sue sculture. Ma permette anche, ed è la parte più
entusiasmante, benchè molto breve, di entrare in una delle opere pittoriche del
maestro catalano.
Secondo
le norme della mostra, i Gear possono essere utilizzati solo da bambini
di età superiore, se non ricordo male, ai dieci o dodici anni, però è
un'esperienza interessante, che i miei bimbi avevano già vissuto
all'EXPO, e non vi erano limitazioni di età, nonostante l'esperienza
fosse più lunga.
Qui è scattata una piccola delusione.
Fra le tante tecniche
e sperimentazioni in mostra, una parte importante rivestono le numerose
incisioni fatte da Mirò, che inizialmente sperimenta con l’acquatinta e l’acquaforte,
tecniche già in uso, che gli permettono di riprodurre serialmente alcune opere,
come nei suoi desideri per rendere più fruibile e accessibile a tutti l’arte; alla
fine degli anni Sessanta introduce il metodo del carborundum o carburo di
silicio, che gli permetterà di arricchire la materia e potenziare il tratto,
lavorando per addizione anzichè per sottrazione, come facevano le precedenti
tecniche incisorie. E ottenendo così incisioni con spessore e qualità materica
che non era possibile ottenere prima. Mirò sfida così anche i condizionamenti
imposti dalla tecnica perchè non siano d’ostacolo alla sua libertà di
espressione, ma anzi, la amplifichino.
Nel 1957 Mirò
introduce il colore nel campo della scultura. Ciascun elemento
viene definito da un colore diverso. Paradossalmente, come conseguenza
della coloritura, tali elementi sembrano più irreali: le superfici rivide,
rugosa, lisce o prose sono Siena riconoscibili sotto uno stato di come intenso.
Le parti non si distinguono per la riuscirei identità in quanti oggetti? Ma
sulla base del contenuto cromatico determinato dall'artista. È una
concezione pittorico più che scultorea. E Mirò impone anche il punto di
vista frontale alle sue sculture, lo stesso che ha il pittore che dipinge una
sua opera.
Ovviamente il MUDEC, in occasione della mostra, offre laboratori per bambini a tema.
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